I Padri della nostra Costituzione, quando nel dopoguerra decisero di dare all’Italia una Costituzione che, anche luce di quello che era successo durante il fascismo, salvaguardasse i “Diritti Fondamentali dell’Uomo e del Cittadino”, posero l’accento su alcuni punti essenziali per la convivenza in una società libera e democratica, essi possono essere sinteticamente così elencati:
– Eguaglianza sostanziale, Art. 3, secondo comma.
– Effettività del diritto al lavoro, Art. 4.
– Sviluppo della cultura e della ricerca scientifica, Art. 9.
– Tutela della salute e cure gratuite per gli indigenti, Art. 32.
– Istruzione gratuita per almeno 8 anni e ai capaci e meritevoli per l’intero corso di studi, Art.34.
– Assicurare al lavoratore e alla sua famiglia una esistenza libera e dignitosa, Art. 36
– Garantire il mantenimento e l’assistenza sociale agli inabili al lavoro sprovvisti di mezzi e assicurare mezzi adeguati alle esigenze di vita in caso di infortunio sul lavoro, invalidità, vecchiaia, disoccupazione involontaria, Art. 38.
Ora, nessuno di questi obblighi di risultato risulta dal Trattato CE, il quale si preoccupa primariamente di:
– Imporre agli Stati membri come obiettivi principali il mantenimento della stabilità dei prezzi, art. 4 n.2, (ex 3 A).
– L’obiettivo di raggiungere mediante azioni il rispetto di principi quali la stabilità dei prezzi, stabilità delle finanze pubbliche e di condizioni monetarie sane, nonché una bilancia dei pagamenti sostenibile, art. 4, n.3.
Inoltre lo stesso Trattato CE, sempre all’art. 4 ribadisce per ben due volte che il principio fondamentale della Comunità è:<< un’economia di mercato aperta e in libera concorrenza>>:
In realtà i precedenti assunti, sono in netto contrasto con buona parte dei precetti costituzionali della maggior parte dei Paesi UE, inclusa la nostra Costituzione che di fatto prevede ancora “limiti all’iniziativa economica privata in ragione dell’utilità sociale, della sicurezza, della libertà e della dignità umana, insomma una struttura istituzionale che punta in particolar modo ad un’eguaglianza sostanziale.
Le semplici “proclamazioni” dei trattati istitutivi CE e UE che prevedono principi di tipo sociale, (anche perché non si poteva far a meno di inspirarsi al famoso “Rapporto Jacques Delors sulla Crescita, competitività, occupazione”) del tipo “sviluppo armonioso, equilibrato e sostenibile”, “ elevato livello di occupazione e di protezione sociale”, “miglioramento del tenore e della qualità della vita”, “coesione economica e sociale”, vengono puntualmente disattesi dalle politiche previste dai Trattati, che escludono severamente interventi statali, ma anche comunitari, a sostegno di politiche economico-sociali, pongono vincoli assurdi ed inderogabili alle politiche di bilancio, con l’utilizzo dei così detti “Parametri”, impediscono in pratica politiche tributarie e fiscali ispirate a criteri perequativi, semplicemente per non deviare gli investimenti o non turbare le pretese alla remunerazione dei capitali.