Scrivo quello che sento, curandomi poco della forma, cosciente di dare una sostanza a quello che dico.
La mia consapevolezza sfiora la sfacciataggine quando descrivo le mie passioni che a volte non trovano nelle parole la misura delle proprie ambizioni e relegano a una mimica corporale il vano tentativo di colmare quel divario che c’è tra il sentire e il dire e tra lo scrivere e l’udire, e così ci si approssima a un sorriso, a una mano tra i capelli o sulle labbra come spesso mi sovviene.
E’ solo una questione di tempo.
Quando tempo passa affinchè una parola nata da un pensiero, si possa trasformare in scrittura?
Quando tempo passa affinchè una parola nata dal cuore si possa trasformare in emozione.
Quando tempo passa affinchè un’anima possa trasformare quel corpo in uno strumento di vita e quelle mani in uno strumento di puro piacere.
Gli occhi traducono le mie parole assai più velocemente delle modalità con cui sono state prodotte, riuscendo a trattenere solo ciò che non riuscirà a portare via il vento.
I suoi occhi trattengono le mie emozioni, i miei ricordi e buona parte dei miei pensieri, ma il tempo che le parole mi hanno concesso, quello non riuscirà mai a trattenerlo, perché esso è fatto della stessa materia di cui sono fatti i sogni, perché le mie parole occupano un spazio che non è stato ancora inventato.